Un’alternativa speciale alla Ciudad Perdida
Se vi piace sudare come stambecchi nel deserto o se adorate l’umidissima sensazione dei bagni turchi, se non vedete l’ora di strizzare la vostra maglietta e vedere litri di tossine che se ne vanno siete assolutamente nel posto giusto: la cordigliera litorale più alta del mondo. Per capirci ripide colline e montagne molto alte a ridosso del Caribe: la Sierra Nevada de Santa Marta!
Tutti quelli che hanno voglia di sgambettare, se si trovano in questa zona della Colombia scelgono il trekking della Ciudad Perdida, la Machu Picchu Colombiana per intenderci.
Per la Lonely Planet è una delle top experience Colombiane: tanti (e costosi) i tour organizzati che permettono, in 3/4 giorni, di raggiungere la Ciudad Perdida, ad oggi, solo ed esclusivamente con le proprie gambe.
Noi pero’ abbiamo preferito entrare nella Sierra da una di quelle tante porte non ufficiali, quelle usate da chi, con la Sierra, vive da secoli. Ad aprircele è Osvaldo Terán Rodríguez aka Chamaco conosciuto grazie agli amici dell’ostello Primaluna di Palomino.
Chamaco ora vive a Palomino e ogni tanto si diverte a portare qualche turista nella Sierra, il luogo dove ha vissuto per 20 anni e di cui conosce ogni angolo, ogni pianta e ogni indigeno. Si, perchè la Sierra Nevada de Santa Marta e’ da sempre la casa di comunità indigene (kogui, arhuacos, wiwas, kankuamos e wayuú) che la curano, la rispettano e la custodiscono in cambio di tutto il necessario per vivere.
Partiamo in una mattinata di sole con Chamaco e la sua mula, la Kílian Jornet (nda: campione mondiale di skyrunning) colombiana. Ignari di tante cose.
Non vi stiamo a raccontare tutti i dettagli di questi tre sudatissimi e bellissimi giorni ma vi diciamo cosa abbiamo imparato:
– che gli indigeni vedono ancora con diffidenza stranieri che si avventurano nelle loro terre, a meno che non siano accompagnati da un Chamaco della situazione;
– che nei bambini, invece, non c’è diffidenza ma tanta curiosità e tantissimi sorrisi per chi è così diverso da loro;
– che è una gran fortuna poter dormire nei loro villaggi;
– che la Sierra e’ una riserva inesauribile di ogni genere di frutta, sapientemente coltivata dagli indigeni: banane, platani, yuca, pere rosa, cacao, manghi, mandarini…
– che seppur si chiami Sierra Nevada, e sulle cime piu’ alte ci siano dei ghiacciai, ti sembrerà impossibile pensare che in mezzo a quel bagno turco ci sia, da qualche parte, la neve;
– che non importa quanto repellente userai, ci sarà sempre un insetto che ne sarà immune;
– che si riesce a dormire anche quando un serpente velenoso si cala da un ramo proprio sopra la tua amaca;
– che i concerti dei rospi hanno una ritmica da far invidia a Aphex Twin (nda: compositore di musica elettronica idm);
– che non c’è problema quando finisce l’acqua potabile, sei nella Sierra e c’è acqua ovunque;
– che non c’è problema se hai uno stomachino europeo, Chamaco la farà bollire sul fuoco;
– che non c’è problema se poi berrai acqua affumicata, basta uno spicchio di mandarino ed è subito tequila-sale-limone;
– che c’è chi la polvere di conchiglia la usa realmente, in modi sacri, con foglie sacre e con strumenti sacri (poporo) che tengono lontani fatica, preoccupazioni e cattivi pensieri;
– che al buio pesto della notte, nella tua amaca legata a due pali, è inutile cercare di capire quale strana creatura, da qualche parte lì vicino, stia emettendo quel suono;
– che fango, insetti, umidità, fiumi da guadare, dislivelli impegnativi rendono questa avventura un po’ più difficile ma, proprio per questo, più soddisfacente;
– che il succo di Carambolo preparatoci dalla figlia di Chamaco quando siamo tornati era proprio il più buono del mondo.
Se avete voglia di avventurarvi nella Sierra Nevada de Santa Marta, uscendo dal circuito turistico della Ciudad Perdida, chiedete di Chamaco in paese o all’ostello Primaluna.
Patricia
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